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Aria di Cambiamento.


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La scorsa settimana, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron, in un appello congiunto, hanno concordato di sostenere un pacchetto di aiuti da 500 miliardi di euro (Recovery Fund) per aiutare l'Unione Europea a riprendersi dopo la pandemia. Il fondo verrebbe istituito nell’ambito del bilancio dell’UE e finanziato da prestiti aggiuntivi con l’obiettivo di offrire sovvenzioni agli Stati membri più colpiti. I bond sarebbero emessi dalla Commissione Europea e sarebbero rimborsati dal bilancio della UE. Se approvato, questo Recovery Fund supererà di gran lunga qualsiasi altra spesa del bilancio dell'UE e sarà rimborsato congiuntamente da tutti gli Stati membri in proporzione al «capital keys» (una misura che dipende dalla popolazione e dal PIL degli Stati membri). La proposta avanzata dai due più importanti leader europei deve ancora superare alcuni ostacoli prima di realizzarsi. Il più importante è l’approvazione unanime dei 27 Stati membri (non solo la maggioranza di essi). L’opposizione più forte per ora è arrivata dai cosiddetti «frugal four» (Austria, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia) che si sono mostrati contrari all’idea di fornire sovvenzioni ad altri paesi, soprattutto i più deboli, temendo che questa decisione potrebbe aprire le porte alla mutualizzazione del debito all'interno dell’UE. Questi quattro paesi supportano l’idea di fornire aiuti finanziari ai paesi maggiormente colpiti, ma in forma di prestiti e non di sovvenzioni, e solo se i prestiti sono destinati a specifici progetti. Sostengono inoltre che l’assistenza finanziaria dovrebbe essere solo per un tempo limitato. La proposta potrebbe essere il primo segnale importante che il progetto europeo si sta finalmente avvicinando all'obiettivo, tanto ricercato, di una maggiore integrazione fiscale ed è per questo che il Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ne ha fatto la sua bandiera e che in tempi di difficoltà i leader europei stiano finalmente dimostrando solidarietà invece di perseguire i propri interessi. La posta in gioco è così alta che è necessario trovare un accordo comune almeno sulla dimensione totale del fondo e su quanto aiuto sarà sottoforma di sovvenzioni o prestiti. Il maggior beneficiario di questo fondo sarebbe l’Italia, in quanto le somme ricevute sotto forma di sovvenzioni non sarebbero conteggiate come debito aggiuntivo consentendo al rapporto debito/PIL di rimanere a livelli accettabili invece di salire verso i nuovi massimi storici. Il Recovery Fund sarebbe importante anche dal punto di vista politico, in quanto uno dei due paesi che lo promuovono è la Germania, che si è sempre mostrata contraria ad una mutualizzazione del debito ed è anche il paese che qualche settimana fa ha colpito duramente le istituzioni europee con la sentenza della sua corte suprema contro la BCE e la Corte di giustizia europea. Il mercato ha interpretato il gesto della Merkel come un segno che la vera volontà politica tedesca sia quella di rafforzare l’Unione Europea e non di spezzarla. L’approvazione del Recovery Fund potrebbe anche ridurre lo scetticismo dei partecipanti al mercato sulla redditività a lungo termine del progetto europeo. Di conseguenza potrebbe essere che l'enorme sconto delle azioni europee rispetto alle azioni statunitensi inizierà a retrocedere almeno un po’. Questo sconto è il più alto di sempre se misurato in termini di differenziale di P/E atteso, come mostrato nel seguente grafico. Nella parte superiore l’evoluzione del rapporto P/E sull’S&P500 e sull’Euro Stoxx50, mentre nella parte inferiore il differenziale tra le due misure. Se si aggiunge che i paesi europei sono più avanti nel processo di riapertura delle loro economie e che il numero di nuovi contagi sta diminuendo sempre di più, mentre negli US sono ancora stabili a 20.000 al giorno, gli operatori del mercato dovrebbero essere più propensi a considerare alcuni titoli a basso costo nel vecchio continente


 
 
 

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