Nuovi Paradigmi
- Zeno Zeni
- 8 giu 2021
- Tempo di lettura: 3 min
La sensazione che annoto è quella di girare intorno all'infinito, con i portavoce delle banche centrali che ripetono sempre le stesse cose: carenze, colli di bottiglia, pressioni inflazionistiche, meme stocks, volatilità folle, ecc. Tuttavia, al di là di questi fattori temporanei, il futuro si sta scrivendo a grande velocità, con nuove regole di engagement non poi così passeggere per il mondo di domani. Alcuni di questi sviluppi sono in netto contrasto con le tendenze dell'ultimo decennio. I mercati sono trainati da solidi trend sottostanti, oltre che da un elenco crescente di motivi per cui le regole del gioco potrebbero essere cambiate. Le forze dirompenti che distinguevano i vincitori dai vinti erano in atto già prima del Covid-19; la pandemia non ha fatto altro che accelerarle. All'indomani della crisi sanitaria, tecnologia e innovazione restano forze dirompenti significative, a cui va aggiunta una serie di nuove regole relative ai fattori "E", "S" e "G". I cambiamenti a cui stiamo assistendo ora saranno molto più determinanti per il futuro di quanto non pensino i mercati. Nelle ultime settimane, abbiamo osservato impressionanti carenze e colli di bottiglia, che sono la ovvia conseguenza delle riaperture economiche ma anche degli anni pre-pandemici. Imputare questi fenomeni alle riaperture potrebbe infatti essere troppo semplice, in quanto siamo di fronte ad un modello strutturale più complesso, risultato di anni e anni di investimenti insufficienti. Molte aziende sono passate a modelli di produzione Just in time, esercitando pressioni enormi sui loro fornitori penalizzati da margini bassi e redditività contenuta. In alcuni settori, questi modelli hanno reso necessario un brusco consolidamento e razionalizzazioni per garantire la sopravvivenza delle attività. La situazione ora si è invertita: i fornitori ordinano beni rari e dettano le condizioni, cristallizzando contratti non annullabili e aprendo quindi la strada ad una spesa per investimenti più sicura e prevedibile. Nell'industria dei semiconduttori, gli sconti per i grandi acquirenti sono stati eliminati, le capacità vengono pre-acquisite "fuori programma" prima ancora che vengano costruite le fabbriche e i contratti non annullabili a lungo termine non solo vengono firmati fino al 2023/2024 ma sono ormai più la norma che l'eccezione. In un certo numero di casi, le considerazioni ambientali contribuiscono a questa transizione, mentre l'offerta si fa più anelastica (come si osserva nelle industrie siderurgica, delle spedizioni o minero-metallurgica). Oltre ai modelli di business, sta per verificarsi un altro sviluppo: i paesi del G7 sembrano sempre più vicini ad un accordo su un'imposta minima globale sulle società, che potrebbe segnare l'inizio di una nuova era. Impensabile solo fino a pochi mesi fa, questo progetto internazionale sembra avanzare a ritmo accelerato e potrebbe attestarsi ad un'aliquota minima del 15% tra le nazioni del G7. Ciò metterebbe fine a decenni di concorrenza tra i paesi sui livelli di tassazione più bassi, che hanno visto il tasso passare da una media globale del 40% nel 1980 a circa il 25% nel 2020. L'Osservatorio fiscale dell'UE stima che gli importi raccolti potrebbero raggiungere EUR 41 miliardi per gli Stati Uniti ed EUR 48 miliardi per l'UE all'anno. Se le trattative dovessero avere successo, l'agenda sarà aggiornata per includere le nazioni del G20 già a partire da luglio o ottobre. I fondi raccolti potrebbero, in qualche caso, essere destinati ad infrastrutture ambientali, collegando così il fattore "S" con il fattore "E". Continuiamo quindi a concentrare i nostri sforzi sull'analisi di questo nuovo ciclo economico e sulla costruzione di un portafoglio tematico posizionato e attrezzato per beneficiare di queste nuove realtà.
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