Punto Nave
- Zeno Zeni
- 18 giu 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Le ultime settimane hanno visto un’importante accelerazione dei mercati (indice MSCI World +9%) guidati da ciclici (banche, industriali, auto) con sottoperformance per difensivi (healthcare) e IT (Nasdaq +5%). A livello geografico, il miglioramento delle prospettive fiscali nell’area Euro ha innescato flussi di riposizionamento degli investitori sugli indici europei. Il ventaglio delle manovre fiscali comunitarie si è ulteriormente arricchito con la proposta del Recovery Fund: l’iniziativa della Commissione Europea (al vaglio del Consiglio il 18 giugno) è rilevante soprattutto per l’avvallo da parte della Germania ad una politica di ridistribuzione di risorse (in gran parte sotto forma di “grants”) ai paesi più colpiti dalla pandemia. Sul fronte della politica monetaria la BCE ha sorpreso in positivo, annunciando 600 miliardi di acquisti aggiuntivi nell’ambito del PEPP. Positiva l’evoluzione della fase di riaperture delle economie avanzate come pure i dati sul mercato del lavoro USA per il mese di maggio (+2.5mio rispetto ad aprile, dato molto forte rispetto al -7.5mio previsto dagli economisti).
Alla luce delle politiche economiche annunciate e dell’evoluzione delle curve di contagio in USA e (soprattutto) Europa, ritengo possibile uno scenario di graduale miglioramento macro globale: i mercati azionari hanno però in larga parte incorporato questo aspetto e sono ora esposti a correzioni di breve termine sulle quali ritengo che gli investitori istituzionali interverranno per comprare tali correzioni.
Tatticamente questo consolidamento potrebbe avvenire in un contesto volatile in virtù della convessità negativa accumulata dai market makers sulle opzioni call nel corso dell’ulteriore rimbalzo delle settimane più recenti. Dal punto di vista strutturale l’avanzamento dell’iniziativa fiscale comune in Europa ritengo possa fornire una possibilità per la compressione dei premi di rischio nell’area Euro. Sul fronte della politica monetaria è interessante il dibattito su tassi negativi/controllo della curva dei tassi (YCC) in diverse giurisdizioni: a nostro avviso i tassi negativi sono strumento teoricamente possibile ma difficilmente implementabili negli USA (per le conseguenze su fondi Money Market). In ogni caso, i dati più recenti sull’economia e soprattutto la stabilizzazione delle condizioni finanziarie (spread di credito largamente normalizzati e S&P500 solo marginalmente in rosso da inizio anno) diminuiscono la necessità da parte della FED di annunciare misure ulteriori: allo stesso tempo le ultime dichiarazioni di Powell “non pensiamo nemmeno lontanamente a pensare di alzare i tassi d’interesse” confermano, una volta di più, che i tassi resteranno prossimi allo 0 almeno fino alla fine del 2022.

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